Archistorie di AlbertoeFabio · @Archistorie
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e di @AlbertoeFabio

Del perché e del per come siamo qui...
Stiamo usando un istanza più generosa in fatto di caratteri, ma solo perché odiamo i thread, sì, forse è mentalità retrò ma alla fine degli anni '60 siamo. 🤷
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14 anni fa, sbarcavamo su twitter. L'app era solo in inglese e un po' immatura, gli utenti quasi tutti anglofoni e lo spaesamento era grande.
Con pazienza abbiamo cercato di capire come funzionava il tutto, soprattutto facendo le pulci a chi già c'era...
Era un altro TW, certo, poi è migliorato, sia l'app che il popolamento degli italofoni. Ma ad un certo punto è iniziata una parabola discendente, fatta ad uso e consumo del guadagnarci ad ogni costo; odio, ego, rincorsa delle "star" e la consapevolezza di essere usati.
Ad aprile veniamo a conoscenza dell'esistenza di e col tempo del , un altro mondo nuovo!
Come anni fa abbiamo iniziato le esplorazioni e incominciato a capirne i meccanismi, la tentazione di voler clonare TW era grande. Ma abbiamo preferito lasciarci conquistare, conquistare e cambiare.
Bene, qui è diverso e tale dovrebbe rimanere; ben venga linfa nuova, positivi cambiamenti e proposte di miglioramento, mica è perfetto il fediverso!
Nel nostro piccolo ogni tanto proponiamo delle pillole per aiutare i novizi e non solo. Certo, qualche volta sbagliamo le proposte, ma grazie all'aiuto degli altri cerchiamo sempre di correggere la rotta.
L'avremmo mai detto o pensato possibile fino a poco tempo fa su TW?

Ma una cosa ci è chiara.
Qui non è di là...

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Giulio secondo e Raffaello
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@lucamp
Infatti, per ora il progetto è un po' accantonato, non è escluso che quando saremo pronti/convinti non ci rivolgeremo a noblogo e lasceremo qoto per cose "minori" 😊😊

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Del perché e del per come...
di @AlbertoeFabio

Stiamo usando un istanza più generosa in fatto di caratteri, ma solo perché odiamo i thread, sì, forse è mentalità retrò ma alla fine degli anni '60 siamo. 🤷
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Con pazienza abbiamo cercato di capire come funzionava il tutto, soprattutto facendo le pulci a chi già c'era...
Era un altro TW, certo, poi è migliorato, sia l'app che il popolamento degli italofoni. Ma ad un certo punto è iniziata una parabola discendente, fatta ad uso e consumo del guadagnarci ad ogni costo; odio, ego, rincorsa delle "star" e la consapevolezza di essere usati.
Ad aprirle veniamo a conoscenza dell'esistenza di e col tempo del , un altro mondo nuovo!
Come anni fa abbiamo iniziato le esplorazioni e incominciato a capirne i meccanismi, la tentazione di voler clonare TW era grande. Ma abbiamo preferito lasciarci conquistare, conquistare e cambiare.
Bene, qui è diverso e tale dovrebbe rimanere; ben venga linfa nuova, positivi cambiamenti e proposte di miglioramento, mica è perfetto il fediverso!
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@Sophie
Ogni tanto ci dilettiamo anche noi a scrivere di arte, architettura e archeologia. Con questo hashtag -> pubblichiamo ogni tanto...😊😊

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Avendo recentemente pubblicato su un collage sulla basilica di San Paolo fuori le mura (mastodon.uno/@AlbertoeFabio/10), mi è venuto in mente che anche un noto pittore, dalla rocambolesca vita, fu vittima/autore di:
Le tribolazioni del Caravaggio e "le conversioni di Saulo".

La Conversione di San Paolo (o Conversione di Saulo) è un dipinto a olio su tela di 230x175 cm, realizzato nel 1601.
(📷 Foto a SX da Wikipedia)

E’ conservata nella Cappella Cerasi della Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma.
Il 24 settembre 1600 Caravaggio fu incaricato da monsignor Tiberio Cerasi di dipingere due quadri che raffigurassero il prodigio della conversione di san Paolo e la crocifissione di san Pietro.
Caravaggio presentò una prima versione della Conversione di san Paolo, che non fu rifiutata dall’Ospedale della Consolazione, come si credeva originariamente.
Infatti si trattò semplicemente di un cambiamento di idea da parte dei committenti che Caravaggio, assecondò, oppure fu addirittura egli stesso a cambiare programma dopo che le dimensioni della Cappella (in costruzione sotto la nuova direzione dell’Ospedale della Consolazione) furono ristrette rispetto a quelle del progetto originario, il che avrebbe portato le tavole ad essere sovradimensionate.
La scena ritrae il momento topico della conversione di Paolo quello in cui a Saulo, sulla via di Damasco, appare Gesù Cristo in una luce accecante che gli ordina di desistere dal perseguitarlo e di diventare suo ministro e testimone.
Sono presenti nella scena un vecchio e un cavallo, il quale, grazie all’intervento divino, alza lo zoccolo per non calpestare Paolo.
Caravaggio adotta l’iconografia della luce accecante e l’assenza di Cristo.
Secondo alcuni studiosi l’artista lombardo fece questa scelta perché il committente lo aveva esortato a rispettare l’ortodossia cioè a dipingere ciò che era stato scritto negli Atti degli Apostoli.
Secondo altri, Caravaggio decise di non dipingere Gesù perché non voleva che nei suoi quadri ci fossero figure divinizzate (Cristo era già risorto quando San Paolo si converte) perché ciò sarebbe andato contro il realismo a cui Caravaggio mirava.
Un altro importante dettaglio da notare è che Caravaggio dipinge un Saulo accecato.
Alcuni affermano che questa soluzione è estremamente moderna perché allude ad un dramma che si svolge nell’intimo dell’uomo, che allarga le braccia come segno di estrema dedizione al Cristo.
Alcuni critici hanno ironicamente soprannominato il dipinto, la "Conversione del Cavallo".
Infatti il cavallo occupa una parte rilevante del dipinto delineando anche in questa scelta il carattere innovatore della pittura caravaggesca.
Infatti le norme paleottiane prescrivevano di non porre al centro della rappresentazione un animale o elementi secondari.
Alcuni studiosi ritengono che la scelta di porre al centro del dipinto il cavallo sia stata fatta per simboleggiare l’irrazionalità del peccato, il palafreniere quindi rappresenterebbe la Ragione.
La luce invece è il simbolo della Grazia divina che irrompe nelle tenebre del peccato (il fondo scuro).
Inoltre, il fondo nero, oltre ad avere una funzione simbolica, si presta in modo eccelso a far risaltare i volumi plastici dei personaggi ed in particolare del cavallo.
Sotto al dipinto attuale è stata scoperta un’opera completamente diversa che potrebbe essere o un’opera precedente o, più probabilmente, una prima elaborazione del soggetto, trasformata poi radicalmente nel corso dell’esecuzione.
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Ma perché limitarsi a fare un unico quadro narrante la conversione di Saulo?
Infatti esistono due versioni di questo quadro:
una è conservata nella Cappella Cerasi della Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma di cui sopra;
L’altra è parte della collezione Odescalchi.
Nel mese di novembre 2006 le due opere furono esposte entrambe per la prima volta al pubblico, nella Cappella Cerasi della basilica di Santa Maria del Popolo a Roma.
Fu così possibile vedere le due versioni a confronto.
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La Conversione di San Paolo (Caravaggio Odescalchi) 1601
La Conversione di san Paolo (o Conversione di Saulo) è un dipinto a olio su tavola di cipresso (237x189 cm), realizzato tra il 1600 e il 1601.
(📷 foto a destra da International Web Post)

Di proprietà della famiglia romana Odescalchi, è chiamato anche Caravaggio Odescalchi per distinguerlo da un altro dipinto sullo stesso tema, conservato nella cappella Cerasi della basilica di Santa Maria del Popolo a Roma.
Tra le pochissime opere di Caravaggio ancora in mano privata, la Conversione Odescalchi è sicuramente il dipinto di maggiore qualità, e di attribuzione incontrovertibile.
Quest’opera, assieme alla scomparsa Crocifissione di san Pietro, fu commissionata nel settembre 1600 da Monsignore Tiberio Cerasi (Tesoriere Generale della Camera Apostolica sotto il papato di Clemente VIII), per essere poi posizionate nella cappella che il prelato aveva acquistato nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma.
Lo stesso Cerasi incaricò Carlo Maderno di ristrutturare la cappella e commissionò ad Annibale Carracci la pala d’altare raffigurante l’Assunzione della Vergine Maria.
Ma il 4 maggio 1601 il Cerasi morì, quando i lavori di restauro della cappella non erano ancora iniziati.
Lo stesso Caravaggio non poté pertanto consegnare le sue due opere (che tuttavia gli vennero pagate, il 10 novembre 1601, dall’Ospedale della Consolazione, beneficiario dell’eredità del Cerasi, seppur a un prezzo inferiore rispetto a quello pattuito); decise pertanto di conservarle entrambe presso il suo studio in attesa del compimento dei lavori di restauro della cappella.
Successivamente, in virtù di un nuovo accordo con gli eredi del Cerasi, Caravaggio realizzò una seconda versione su tela di entrambi i dipinti, i quali nel maggio 1605 vennero collocati nella cappella ristrutturata.
Si tratta pertanto di due dipinti su tela (non su tavola di cipresso come pattuito col Cerasi nel 1600) differenti da quelli conservati nel proprio studio e realizzati cinque anni prima.
Le spiegazioni degli storici dell’arte sulla realizzazione di due opere differenti sono due.
La prima si basa su quanto affermò il pittore e biografo Giovanni Baglione, acerrimo rivale del Caravaggio, secondo cui i primi dipinti realizzati «non piacquero al padrone» e «se li prese il cardinal Sannesio».
D’altro canto, la mancanza di fonti conosciute in merito a un possibile rifiuto teologico o stilistico delle opere, e il fatto che il Cerasi, morto nel 1601, potrebbe non aver mai visto le opere completate, fanno pensare gli storici anche a un’altra ipotesi.
Quella cioè che i due dipinti non siano stati più ritenuti idonei dallo stesso Caravaggio in seguito al completamento dei lavori di restauro della cappella, dai quali derivò una nuova e più ridotta spazialità architettonica.
I due dipinti originali (sia la Conversione di san Paolo che la Crocifissione di Pietro) passarono di mano diverse volte: furono dapprima acquistate dal cardinale Giacomo Sannesio, che le vendette poi allo spagnolo Giovanni Alfonso Enriquez de Cabrera, nono Almirante di Castiglia e viceré di Sicilia e di Napoli fino al 1646, che le portò con sé a Madrid nel 1647.
La Conversione di san Paolo fu in seguito venduta separatamente al nobile genovese Agostino Ayrolo e poi al cognato Francesco Maria Balbi.
Successivamente per via ereditaria finì nella raccolta della principessa Vittoria Odescalchi-Balbi di Piovera, ed ancora per discendenza alla famiglia Odescalchi di Roma, che oggi la possiede.
La scena ritrae il momento topico della conversione di Paolo quello in cui a Saulo, sulla via di Damasco, appare Gesù Cristo in una luce accecante che gli ordina di desistere dal perseguitarlo e di diventare suo «ministro e testimone».
Caravaggio raffigura Gesù come assistito e sorretto da un angelo, mentre Paolo, caduto dal cavallo, con le mani a coprire gli occhi accecati dalla luce divina, è affiancato da un anziano armigero.
Il fiume che si scorge dietro le figure è l’Aniene.
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Non si conosce purtroppo la sorte della Crocifissione di san Pietro, attestata ancora nel 1691 nella collezione di Madrid.
Una copia del soggetto fu eseguita da Lionello Spada ed è conservata al Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo.
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Sunto e semplificazione di una lezione su Caravaggio di Antonella Giordano.

#archistorie #lefotodialbertoefabio

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da meditazione di Johannes Bückler
Come s'insinuò il fascismo. Appunti...

🔗 threadreaderapp.com/thread/156

#archistorie

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A proposito della pubblicazione delle foto della nota basilica romana pubblicata stamattina da (mastodon.uno/@AlbertoeFabio/10), di San Lorenzo e della notte delle stelle cadenti cosa sappiamo in realtà?
Si associa un fenomeno celeste alle lacrime stellari per la perdita di un martire cristiano avvenuta proprio in data odierna.
Naturalmente anche questo martirologio è frutto a sua volta dell'ennesima sovrapposizione di un rito pagano preesistente, la devozione ad Acca Larenzia che tanta parte ebbe agli albori della storia di Roma.

Qui sotto una serie di link che tracciano un quadro di tutta la vicenda, compresi riferimenti artistici, o quasi...

🔗 perseidi it.wikipedia.org/wiki/Perseidi

🔗 Acca Larenzia it.wikipedia.org/wiki/Acca_Lar

🔗 Jacopo della Quercia it.wikipedia.org/wiki/Acca_Lar

🔗 San Lorenzo it.wikipedia.org/wiki/San_Lore

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Mosaico dei combattenti
Musée Saint-Remi, Reims (FR)

Marmo policromo, pietra calcarea, opus tessellatum; mosaico policromo. L'emblema centrale rappresenta due combattenti nudi, elmati e con in mano uno scudo e una spada corta. Questo quadro è delimitato da una treccia a due elementi tra una rete dentellata e una rete semplice. Due trecce delineano anche diversi motivi geometrici a medaglione. Al di sopra e al di sotto dell'emblema compaiono pinne e semicerchi. Il tutto è bordato da una treccia a tre fili. (I due combattenti ricordano da vicino quelli presenti su un gruppo di sarcofagi romani che raffigurano il rapimento delle figlie di Leucippo)*

🔗 * traduzione da: pop.culture.gouv.fr/notice/joc

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Tempio di Adriano (ora camera di commercio di Roma)
Roma

Come ti utilizzo un inutile avanzo di resto romano ormai spogliato di tutto lo "spogliabile" che però non ne vuole sapere di crollare?
Semplice...
-Nel diciassettesimo secolo ci facciamo una bella dogana.
-Nel diciannovesimo secolo la sede della borsa.
-Nel ventesimo secolo la camera di commercio (che c'è tuttora).
Del resto, meglio non buttare via nulla.
Non siamo sicuri che Adriano stia apprezzando, una cosa è certa, una sua opera è ancora funzionate circa 1900 anni dopo di lui.

🔗 it.m.wikipedia.org/wiki/Tempio

🔗 rm.camcom.it/pagina1519_luci-s

🔗 it.m.wikipedia.org/wiki/Musei_

#archistorie #archipillole

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Un intricato mosaico romano proveniente da una casa di , raffigurante una varietà di vita marina; una volta decorava il pavimento di una sala da pranzo, chissà se i commensali cercassero di capire quali specie avevano visto o stavano mangiando.

🔗 it.wikipedia.org/wiki/Museo_ar

🔗 twitter.com/DrJEBall/status/15

#archistorie #pompei #archipillole

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(1559, Atlante di Diogo Homem) visione di parte della pergamena riferita all'Atlantico orientale e Mediterraneo occidentale. Collezione: Parigi, Bibliothèque Nationale.

🔗 (solo in inglese) en.wikipedia.org/wiki/Diogo_Ho

🔗 it.wikipedia.org/wiki/Bibliote

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La dea Teti, a cavallo di un ippocampo (cavalluccio marino), consegna le armi appena forgiate al figlio Achille. Mosaico proveniente dall'androne principale della Casa dei Mosaici, Eretria, Grecia. 400-350 a.C. circa.

🔗 it.wikipedia.org/wiki/Eretria_

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Fino al 23 ottobre, il Museo Masaccio d'Arte Sacra di Reggello ospita la prima mostra dedicata al Trittico di San Giovenale di Masaccio, la prima opera nota del pittore che diede il via al Rinascimento in pittura.

🔗 it.m.wikipedia.org/wiki/Museo_

🔗 it.m.wikipedia.org/wiki/Reggel

🔗 twitter.com/bosummerSonline/st

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Pillole pompeiane...
Un affresco del mito che sembra quasi teatrale! Medea inganna le figlie di Pelia "ringiovanendo" un vecchio ariete in un calderone di bronzo: dalla Casa del Gruppo dei Vasi di Vetro, Pompei (VI.13.2)...

Immagine: Museo Archeologico Nazionale, Napoli

🔗 it.wikipedia.org/wiki/Museo_ar

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